mercoledì 28 maggio 2008

Moda e impatto ambientale.

Anche i vestiti inquinano. Nel mirino soprattutto la “fast fashion” e gli abiti low cost. Siamo ancora in tempo per rimediare. La soluzione è nei materiali eco-sostenibili e nel riciclo dei tessuti

26 Maggio 2006

moda_ambienteCambio di fine stagione. Il momento di archiviare i vestiti troppo leggeri per prendere quelli troppo pesanti. Ma anche il momento in cui si fa una totale revisione del guardaroba.

Quella carinissima maglietta rosa… che peccato ha dei buchetti. Quel pantalone nero… è a vita troppo alta. Quelle scarpe verdi… belle, ma l’anno prossimo saranno terribilmente fuori moda. Così, dopo ogni cambio di stagione ci si ritrova con pacchi e pacchetti di vestiti e accessori da gettare perché danneggiati o fuori moda. E spesso non ci dispiace neanche troppo, perché non avevamo speso molto e perché è una buona occasione per il rinnovo del guardaroba. Un ottimo motivo per fare shopping. Ma quando leggiamo il cartellino e ci stupiamo dei prezzi a buon mercato, non pensiamo alle conseguenze che i nostri acquisti “low cost” potrebbero avere.

Ebbene sì, i vestiti “usa e getta” per quanto carini e di moda sono anche una vera e propria bomba a orologeria per l’ambiente. Nessuno, guardando una vetrina, penserebbe ad una discarica, ma è proprio lì che vanno a finire quelle magliette, gonne, pantaloni, scarpe e borse che compriamo a cuor leggero. Gli inglesi la chiamano “fast fashion”. Proprio perché dura il tempo di un kleenex. Alcune catene di moda “usa e getta” hanno iniziato a cambiare le collezioni ogni due settimane, non più solo due volte all’anno. E i risultati si possono immaginare. Paradossalmente sono più ecologici i tessuti sintetici di quelli naturali come il cotone.

Come mai? Il problema risiede nelle coltivazioni intensive che utilizzano fertilizzanti e pesticidi e nella manutenzione dei capi. Un vestito sintetico non ha bisogno di essere stirato e si asciuga prima. Il risultato è che per i capi sintetici si utilizzano meno elettrodomestici inquinanti come il ferro da stiro e l’asciugatrice. Nella coltivazione, poi, anche se si utilizzano meno risorse che nelle fabbriche che producono tessuti sintetici, è altissimo il consumo di acqua per l’irrigazione. Per non parlare dell’uso dei fitofarmaci. I pesticidi, per intenderci.

campi_cotone

La soluzione ci sarebbe. Bisognerebbe incentivare la produzione di cotone “biologico”, senza l’uso di prodotti chimici nella coltivazione. Costerebbe troppo, potrebbe obiettare qualcuno. Vero, ma nel lungo termine ci sono dei vantaggi, perché in questo modo non si “esaurirebbero” i terreni. L’uso indiscriminato dei pesticidi, infatti, impoverisce i terreni, portandoli anche alla desertificazione.

bio_fibraUn’altra opzione sarebbe l’uso di altre fibre naturali maggiormente eco-sostenibili, come canapa, ramia, iuta, sisal (ricavato dall’agave) e fibra di cocco. Oltre alle cosiddette “bio-fibre”, che hanno un solo anno di vita, ma sono biodegradabili: sono il bambù, la soia e il mais.

Anche la manutenzione dei capi è alla base dei rischi di “inquinamento da moda”. Eliminare l’uso di asciugatrici elettriche e ferri da stiro sarebbe il primo passo da compiere, insieme alla riduzione della temperatura del lavaggio. Poi si dovrebbe porre attenzione sull’uso di detergenti e saponi, cercando di non esagerare nei dosaggi.

Infine, c’è la questione riciclo. Se la raccolta differenziata dei rifiuti è stata molto incentivata negli ultimi anni, ancora non viene prestata particolare importanza al riciclo dei tessuti. Eppure sarebbe un’ottima soluzione per diminuire l’impatto ambientale delle mode “usa e getta”. Per esempio si potrebbe proporre ai consumatori una specie di “rottamazione dell’usato”. Cioè i negozi potrebbero applicare degli sconti a chi acquista portando indietro merce usata da riciclare. Oltre al riciclo, gli stessi negozi potrebbero aggiungere un servizio di “restyling”, garantendo dei servizi di sartoria e dei “pezzi di ricambio”. Negozi di vestiti come concessionarie di automobili? Non proprio, ma quasi.


(Da: www.girlpower.it/mondo/intornoanoi/moda_impatto_ambientale.php)

Nessun commento: